Biancomangiare… salato e senza glutine
Se parlo di una donna forte e modernissima, che ha lottato strenuamente per i suoi diritti, a che epoca pensate? Non certo al medioevo. E invece la donna di cui vi parlerò oggi è vissuta proprio in quel periodo e seppur sconosciuta ai molti, mi ha affascinato con la sua storia.
Matilde di Canossa, conosciuta (???) ai più per lo storico incontro che realizzò fra il papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, suo cugino, fu una donna fortissima e valorosa… ed estremamente contemporanea! Rimasta orfana di padre a soli 8 anni e uccisi anche due suoi fratelli maggiori, alla madre di Matilde non rimase che sposare un uomo, per mantenere i suoi possedimenti. Le toccò in sorte un lontano parente, Goffredo di Lorena, anche egli vedovo e con un figlio, Goffredo detto il Gobbo; che venne subito piazzato con Matilde, alla morte del padre. Ella però fu addestrata a combattere con lancia e spada, a piedi e a cavallo, e, diciottenne, guidò per la prima volta le schiere del patrigno Goffredo in battaglia. Ma questo era solo il primo di oltre sessanta combattimenti cui Matilde partecipò, non sempre con esiti positivi, ma con tenacia e acume tattico, esattamente come la madre Beatrice, anch’ella comandante in capo dei suoi feudatari. La sua figura di donna guerriera, però, non mise mai in ombra la sua fama di bellezza (“era alta, forte, con denti splendidi e capelli biondo fulvo”) né la sua umiltà e devozione.
Certo non possiamo parlare di matrimonio d’amore, ma ebbero anche una bimba, che però morì prematuramente. A questo punto Matilde lasciò il marito per tornarsene a Mantova. Tre anni dopo anche suo marito fu assassinato e così a soli 30 anni cominciò a regnare da sola per oltre 40 anni, dimostrando di essere un ottimo capo di stato.
Fu modernissima per un’altra ragione e cioè sposò un ragazzo più giovane di lei di 27 anni! In realtà, anche qui la motivazione non fu l’amore, ma l’alleanza con un casato di duchi di Baviera ostili all’imperatore Enrico IV e a favore del Papa, cosa che Matilde favorì sempre. Il ragazzo però era troppo giovane, solo 15 anni e assolutamente imberbe. Non voglio fare pettegolezzi, ma il primo incontro amoroso fu un vero disastro, raccontano le cronache del tempo, che rincarano la dose asserendo che l’impedimento fosse di naturale frigidità del ragazzo, tanto da passare alla storia col nome di Guelfo il pingue e l’impotente. Ovviamente fu allontanato anche lui e non ci saranno eredi nemmeno da questo matrimonio… Adottò però il conte fiorentino Guido Guerra e donò alla chiesa (alla sua morte) tutti i suoi beni. Giunti a questo punto Enrico V, figlio e successore di Enrico IV, reintegrò Matilde nei suoi possedimenti (eccetto che per la Toscana) e la nominò viceregina di Italia. Matilde a ormai 69 anni (una bella età per l’epoca) essendo anche ammalata e decidse di ritirarsi nei suoi castelli dove morirà da lì a poco. Adesso è sepolta nella Basilica di San Pietro in Vaticano. La sua tomba scolpita dal Bernini è detta “Onore e Gloria d’Italia”.
Ma perché vi ho parlato di questa donna? Perché a lei è legato un fatto storico e a questo fatto storico un piatto antico che nei secoli si è un po’ perso: il biancomangiare. Si racconta infatti che grazie a lei l’imperatore Enrico IV si prostrasse per tre giorni davanti al Papa, restando addirittura scalzo sulla neve per chiedere perdono e far ritirare la scomunica che pendeva sul suo capo, dopo che egli stesso l’aveva scomunicato perché non eletto secondo le norme canoniche stabilite nel 1059. L’enorme appoggio del Papa da tutti gli stati Europei e la mediazione di Matilde fecero sì che egli decidesse di sottomettersi e grazie all’intercessione di Matilde, il Papa accettò le sue scuse. In quella occasione venne servito il biancomangiare, ma in versione salata, per simboleggiare la purezza del cuore.
La versione che arriva ai nostri giorni è quella dolce, molto più conosciuta, ma dopo una serie di ricerche sono arrivata a questa versione salata, che doveva essere più o meno la versione dell’epoca, come è scritto qui. Io ho seguito il procedimento passo passo… ma non mi vergogno a dire che non è nient’altro che pollo e bechamelle! 😉
Biancomangiare salato secondo l’uso medievale
• 150 g di mandorle
• 25 g di farina di riso
• ½ litro di brodo di gallina
• 150 g di petto di gallina con cui si è fatto il brodo oppure di petto di pollo
• 5 cl circa di acqua di rose
• spezie
• sale
Per prima cosa dobbiamo preparare un buon brodo di pollo.
• 3 litri d’acqua (preferibilmente di fonte)
• 1 bel pollo ruspante di 1,3 – 1,5 kg
• 3-4 carote
• 1 patata
• 1 grossa cipolla sbucciata e picchiettata con 4 chiodi di garofano
• 1 bel cucchiaino di pepe in grani
• 2 foglie d’alloro
• sale grosso
Mettete il pollo, dopo averlo fiammeggiato, in un pentolone e ricoprite con abbondante acqua fredda. Coprite con un coperchio e portate ad ebollizione a fuoco moderato. Quindi abbassate la fiamma al minimo per far sobbollire. Nel frattempo con una schiumarola togliete le impurità che affiorano in superficie. Pulite le verdure, lavatele e aggiungetele alla carne. Salate moderatamente , aggiungete il pepe in grani e l’alloro e fate cuocere per circa 1 ora e mezzo/ 2. Togliete il pollo e prelevate la carne. Nel frattempo filtrate il brodo. Si conserva in frigorifero. Il giorno dopo, sgrassate togliendo lo strato di grasso superficiale.
A questo punto, avendo il brodo pronto e anche il pollo possiamo procedere al biancomangiare. Tritate il pollo molto finemente. Spellate (o comprate quelle già sbucciate) e pestate le mandorle, stemperatele assieme alla farina di riso in ½ litro di brodo tiepido e filtriate. Fate bollire il latte così ottenuto e salate (se ve ne fosse bisogno). Aggiungete il trito di carne e cuocete, mescolando, finché la miscela non si addensi. La consistenza deve essere quella di una crema piuttosto densa. A fine cottura aggiungiamo l’acqua di rose. Servite tiepido, in un’unica coppa oppure in coppette individuali dopo aver spolverato con una miscela di spezie dolci (zenzero, cannella, alloro e chiodi di garofano).
Essendo considerato un antipasto io ho preferito la versione moderna in finger food.
– dopo aver filtrato il brodo e separato dalle mandorle, ridotte in farina, ho deciso che siccome il sapore delle mandorle si perdeva completamente, di aggiungere le mandorle filtrate. Secondo me hanno dato un po’ più sapore al biancomangiare e soprattutto una consistenza diversa, ma non sono riuscite a dare la svolta che mi aspettavo. Insomma se avessi fatto una normale bechamelle e aggiunto il pollo in brodo, con le spezie, sarebbe stato pressoché uguale il risultato…
Detto questo, vi ricordo che oggi, seppur primavera, per me è l’ultimo appuntamento del mio blog con le (st)Renne. Domani toccherà ad EliFla e venerdì a Mapi e poi verrà il turno delle (st)Renne per un mese Eleonora, Mai, Patty, Gaia e Greta.
Ne approfitto per mostrare la mia solidarietà ad Eleonora che per tutta la settimana lascerà il blog chiuso in segno di lutto per i fatti gravosi successi a Toulouse, in cui hanno perso la vita quattro poveri innocenti. In un momento in cui si predica la tolleranza, in cui si cerca di insegnare a rispettare il prossimo, in cui si agogna una convivenza civile e pacifica, un fatto del genere ci sconvolge e ci addolora ancor di più… Perché queste cose non accadano più…
oltre ad essere elette (st)Renne per un mese… Quindi che aspettate?
A presto
Stefania Oliveri
14 Comments
La Gaia Celiaca
23 Marzo 2012 at 8:55sai che non avevo capito che l'avresti fatto salato?
che ricetta elegante, mi piace, e poi io le mandorle le metterei ovuqneu!
Tiziana
23 Marzo 2012 at 6:26complimenti,mi piace molto la ricerca storica di piatti ormai perduti,brava!
Paola
22 Marzo 2012 at 20:31Ciao, volevo invitarti alla mia raccolta di dolci che si preparano in tutto il mondo per il periodo pasquale. Mi piacerebbe tanto vederti tra le partecipanti 🙂
a presto
http://fairieskitchen.blogspot.it/2012/03/tutta-la-dolce-pasqua-del-mondo-il-mio.html
Patty
22 Marzo 2012 at 12:31Che bello rileggere di Matilde di Canossa che tanto mi aveva affascinata a scuola proprio per essere nel suo atteggiamento e nella sua fermezza, una donna fuori dal suo tempo. E grazie per avere raccontato il suo "sacrificio" in virtù di un fine più alto. Esistono ancora donne così? Una domanda molto complicata. Il tuo biancomangiare mi incuriosisce molto anche se io non amo troppo la besciamelle…lo so, nessuno è perfetto! Ti abbraccio carissima. Pat
Mai
21 Marzo 2012 at 23:13Moderna e come la Matilde di Canossa! Non ne sapevo niente della sua storia e ho letto tutto, con in mente questa immagine di una valkiria italiana a cavalo!
Questo tuo bianco mangiare mi piace tanto, e non direi che sia pollo e bechamelle!!!
besos
Byte64
21 Marzo 2012 at 22:34E infatti il detto "venire a Canossa" nel senso di pentirsi proviene proprio dalla nota vicenda, anche se dubito che l'imperatore avrebbe potuto resistere scalzo tre giorni sulla neve, a meno di voler morire assiderato, quella è la classica leggenda postuma.
Se un giorno ti dovesse capitare di venire "in continente", quassù nelle terre matildiche, ti consiglio una visita a San Benedetto Po (Mn) dove Matilde fu sepolta per diversi secoli prima di finire a Roma.
Ciao!
Tlaz
Anna Luisa e Fabio
21 Marzo 2012 at 20:17Che bella la storia di Matilde di Canossa e che bello il tuo biancomangiare…effettivamente stiamo mettendo in luce una storia più bella dell'altra 😉
Baci
Anna Luisa
Anna Lisa
21 Marzo 2012 at 16:00Lezioni di storia oggi!
La tua foto è bellissima, sembrano tante candeline accese 🙂
Non pensare mai più brutte cose circa il tuo destino (ci siamo capite?)
un abbraccio
TataNora
21 Marzo 2012 at 10:25Stavolta non sono saltata subito alla ricetta per tornare poi sul racconto. L'ho letto tutto d'un fiato, gustandomelo in questa mattinata che sta prendendo la rincorsa.
Bellissima la figura di Matilde, donna di polso e di cervello.
Poi ho riso, e tanto, al semplice pollo e besciamelle!!!
Come sempre tu sei OLTRE…. chapeau!
Nora
sandra
21 Marzo 2012 at 10:25Bellissimo post, davvero interessante…. grazie
Anna Luisa e Fabio
21 Marzo 2012 at 9:57Una più interessante dell'altra queste storie che stiamo raccontando e che ci permettono di conoscere più approfonditamente questi personaggi. Ottimo lavoro la versione salata di questo biancomangiare.
Fabio
Stefania Orlando
21 Marzo 2012 at 9:35Sicuramente sono piu' preparata su Matilde di Canossa che su questo piatto che non avevo mai sentito in versione salata.
Grazie!
Claudia
21 Marzo 2012 at 8:19complimenti per il libro prima di tutto!!! Matilde di Canossa la conoscevo ..amo tutte le eroine storiche femminili ho una collezione della Mondadori di libri . ma questo biancomangiare salato invece no…da provare assolutamente. baci
dauly
21 Marzo 2012 at 7:28e pensare che a Canossa il suo castello è ridotto ad un cumulo di pietre, povera Italia maltrattata!
anche io abbraccio Eleonora e non sono tanto sicura come dici che sia un periodo in cui si parla e si predica tanto di uguaglianza ed unione, anzi, credo sia uno dei momenti più bui che io ricordi!