“Ma che c’è a Prato da vedere?”
Be’, me l’ero chiesto anche io, veramente, perché di Prato si sente parlare poco. Della bellissima Toscana, Prato, è la città meno conosciuta… se non per i fasti passati del tessile e, adesso, per avere la maggior concentrazione d’Europa, di cinesi. E però, a Prato, invece, c’è tanto da vedere! E così, è stata una tre giorni davvero al cardiopalmo. Ovviamente non potevano mancare le mie solite disavventure (che se non le annotassi in questo diario virtuale, anche io stenterei a credere che capitino tutte a me). Così dopo la sveglia all’alba, un volo tranquillo, prendo il treno in orario per arrivare da Pisa, a Lastra a Signa (ma quante volte l’ho sentita nominare alla radio? Finalmente un concetto astratto nella mia mente, diventa realtà), e ci impiego quasi due ore ad arrivare… Facile battuta quella che era venerdì 17… In ogni caso arrivo trafelata in uno dei posti più incantevoli che è il castello dei 100 camini, dalle forme più disparate, ovverosia Villa Artimino.
Prima di visitarlo, però un appuntamento importante con la chef Michela Bottasso, del vicino ristorante Biagio Pignatta, (dal nome del primo maggiordomo di Ferdinando I) che ci insegna a fare la pasta con le uova, o con il latte, gli stritoli, così come il Petto d’anatra all’arancia.
Il ristorante, ha un immenso orto, di cui dispone per l’approvvigionamento delle verdure di stagione. Dopo il pranzo, con ciò che avevamo preparato, ecco la visita dell’incantevole Villa. In realtà la villa è conosciuta come la Ferdinanda, perché fatta costruire da Ferdinando I dei Medici nel 1596, ed in soli 4 anni, e che oggi è patrimonio dell’UNESCO. Si trova a soli 20 km da Firenze e intorno c’è un panorama mozzafiato, con verde a perdita d’occhio, oltre ad una cantina ben fornita di vino di Carmignano, dove, oltre tutto, si trova anche un girarrosto inventato da Leonardo Da Vinci.
Se volete godere di questa residenza, l’Hotel Paggeria Medicea (4 stelle) vi farà rivivere tutti i fasti della vita di lusso.
Rientrati a Prato, ci rechiamo al Museo di Palazzo Pretorio di Prato, tre piani di opere favolose, fra tanti dipinti di Filippo Lippi. E la storia di quest’artista, che ci racconta la guida, mi commuove. Lui frate, lei, Lucrezia monaca, si conoscono, si innamorano e scappano. Ottengono anche la dispensa papale per sposarsi, ma non lo faranno mai. Alla morte di lui, lei tornerà in convento, mentre lui la immortala in moltissime sue opere.
Sul tetto di Palazzo Pretorio prendiamo l’aperitivo, guardando la città. Uno spettacolo stupendo condiviso con delle amiche speciali, per l’apertura ufficiale della manifestazione EatPrato.
Infine, la cena nella bellissima cornice del Giardino Buonamici.
Luca MannoriIl sabato mattina, abbiamo continuato il nostro tour del gusto e non solo. Prima colazione alla pasticceria Mannori.
Forse, non tutti sanno, e sopratutto non lo sanno i palermitani, ma la famosissima Setteveli è sua, e ha vinto il campionato mondiale nel 1997. E anche se non è una pasticceria gluten free, io ho comunque potuto assaggiare i suoi macarons, e vi assicuro che, anche quelli, sono un’esperienza.
Subito dopo, siamo andati a visitare il biscottificio Mattei.
Da loro si trovano i “biscotti di Prato” (e non chiamateli cantucci) fatti solo con cinque ingredienti: farina, uova, zucchero, mandorle e pinoli.
Oltre alle tante altre specialità, come il Pan di Ramerino, il Filone Candito, la Torta Mantovana, tutte cose che io non ho potuto assaggiare, anche i Brutti, ma Buoni (io direi buonissimi), totalmente e naturalmente senza glutine.
Sono rimasta affascinata da questa realtà, in piedi da 150 anni, che si occupa solo di prodotti tipici del territorio e che da quest’anno hanno introdotto una novità “le cassatine sullo stecco”, che non hanno niente a che vedere con le nostre cassatine siciliane, ma è un gelato alla crema, con biscotto di Prato e coperto da una glassa al cioccolato.
Dopo, una chiacchierata molto interessante, in piazza al Duomo con un produttore di grano, Marco Bardacci, dell’omonimo Molino, e il panettiere Sergio Fiaschi, dell’omonimo panificio, che appartengono all’Associazione Gran Prato, dove si predilige la filiera corta e che ha disciplinato il pane di Prato, la Bozza, diverso dal pane di Firenze, più saporito, dove il grano viene coltivato con sistemi agricoli convenzionali o integrati, con un limitato apporto di concimazione e in regime bio, così da esaltare i profumi e i sapori delle farine e dei prodotti, e dove l’unico lievito ammesso è quello madre, che ogni panettiere conserva gelosamente. Non poteva mancare una lezione di panificazione con Stefania Storai.
Marco Bardazzi del Molino Bardazzi Sergio Fiaschi Stefania Storai
Per il pranzo siamo stati suddivisi in gruppi e il nostro gruppo è stato dirottato da I Corti. Su questo ristorante mi dilungherò a breve, perché è davvero un’oasi anche per i celiaci, pur non essendo un locale del circuito AIC. I suoi piatti particolari e raffinati, l’atmosfera elegante, ma gioviale, la competenza del personale, mi hanno stregata (e non solo me, ma tutti i commensali) per l’estrema bontà. Se siete a Prato, vale davvero la pena fermarsi qui.
Nel pomeriggio una visita la Museo del Tessuto. Vi assicuro, sarà una sorpresa. Adatto sia agli adulti, ma anche ai bambini, ci racconta la storia del tessuto, degli abiti, della manifattura nel corso dei secoli, uno spaccato della nostra tradizione.
Subito dopo, abbiamo visitato un altro baluardo di Prato e cioè il laboratorio della Pasticceria Nuovo Mondo del pasticciere Paolo Sacchetti, che ci ha mostrato come si fanno le pesche di Prato. Lui usa solo il burro nei suoi dolci, niente margarina o altri grassi imprecisati, ed è il vicepresidente dell’AMPI (Associazione Maestri Pasticceri Italiani) e ha recuperato una tradizione che stava andando persa. Le pesche infatti sono un dolce nato già nella seconda metà del 1800, quando i fornai riutilizzavano il pane raffermo, imbevendolo nell’Alchermes, riempiendolo con crema pasticciera e rotolandoli nello zucchero. Nel tempo, il pane raffermo è stato sostituito dalle più morbide brioche, anche se il resto è rimasto invariato.
Paolo Sacchetti
Un incanto vedergliele fare e desiderare di rifarle senza glutine.
Infine, il cooking show delle due blogger finaliste di #EatPrato (qui l’elenco di tutti i partecipanti), Coralba Martini e Valeria Fricano che hanno cucinato per aggiudicarsi il primo posto.
I miei ringraziamenti vanno a EatPrato, il comune di Prato, il direttore artistico, Luca Managlia, a Forchettina Giramondo, al Molino Bardazzi, alla Pasticceria Mannari, al Biscottificio Mattei Antonio, al Ristorante I Corti
e alle meravigliose blogger di avventura: Elisabetta, Tiziana, Teresa, Martina, Fabiola, Sandra, Teresa.
6 Comments
Gelato a Vin Santo e cantucci | Cardamomo & Co.
29 Agosto 2016 at 8:44[…] gelato al vin santo e Cantucci (o meglio Biscotti di Prato, visto che questi li ho proprio comprati lì, durante il mio blogtour in quella magnifica terra), e […]
Inco
10 Agosto 2016 at 16:07Grazie x le foto, piacerebbe anche a me visitarla.
Baci . Se ti va passa a farmi un saluto
lagaiaceliaca
19 Luglio 2016 at 11:071. Sicuramente a questo punto conosci Prato meglio di me
2. Che meraviglia, anche se vedo che ancora sul gluten free di lavoro ce ne sarebbe parecchio da fare (che Mannori non abbia una linea è tristissimo, tenendo conto che sicuramente tantissime cose che lui fa sarebbero convertibili al GF con grande facilità
3. che tu sia venuta tre giorni in zona e non ci si sia viste urla vergogna
4. (e lo metto 4. solo perché 3. mi ha fatto arrabbiare) reportage bellissimo!
Sei una forza, Stefania!
sandra
18 Luglio 2016 at 11:06ti ho fatto venire la voglia delle foto in bianco e nero, di la verità!
quando la prossima avventura insieme? sono sempre giornate speciali quando ci troviamo, è bellissimo ridere insieme, parlare, scherzare. certo potersi guardare in faccia tanta roba in confronto alla sterile chat…
via, la prossima veloce per favore!
un abbraccio
Fabiola
18 Luglio 2016 at 11:01E’ stato un vero piacere partecipare a questo blogtour e condividere con tutte voi questa bellissima esperienza. Un abbraccio forte e…a presto! 🙂
saltandoinpadella
18 Luglio 2016 at 10:49Apperò!!! in effetti Prato non è molto valorizzata come città turistica. Io ci sarò passata decine di volte in treno ma non mi sono mai fermata. Avete avuto 3 giorni davvero intensi, ma sicuramente anche molto divertenti. Cavoli potevi dirmelo che eri da queste parti, pensa che sabato ero a Firenze…