Ignoranza, sicuramente.
Incompetenza, anche, lo ammetto.
Dietro al caffè, c’è un mondo che sconoscevo.
E come ogni percorso formativo, tanta, tanta riconoscenza per l’universo che mi si è aperto.
All’accademia di Histo Caffè a Palermo un corso di 3 giorni sul brewing, con il barista, campione italiano di Aeropress, Davide Spinelli, è stato quello che non mi aspettavo.
Eppure quasi tutti ci sentiamo esperti, intenditori, anche, sul caffè, foss’anche perchè ogni mattina ne prendiamo almeno uno.
Bevande inflazionata, iper consumata, eppure poco conosciuta, a partire dal nome.
Sì, perché quello che noi tutti chiamiamo caffè, non è altro che la pianta, la drupa della pianta, ma quello che noi beviamo si trasforma a secondo del metodo che usiamo per estrarlo.
E così ho imparato che noi itaiani consumiamo prevalentemente (o esclusivamente) l’espresso o la moka, e che non siamo il primo paese per consumazione.
Ebbene sì, i primi sono nientepopodimenoche i Finlandesi. Ci avreste mai creduto?
E ho anche imparato che esistono migliaia di aggeggi infernali per fare il caffè e che ognuno determina una caratteristica diversa e un sapore diverso.
Questo qui sopra è l’aeropress.
Mentre quelli qui sotto si chiamano Moccamaster (il primo, forse anche il più semplice da usare e che garantisce un sapore abbastanza uniforme ad ogni estrazione) e il Syphon.
E poi c’è il mio preferito, il V60
e il Chemex
E così, durante questi tre giorni, grazie a Francesco e Sergio Lipari, i proprietari dell’Accademia Histo Caffè, i primi a mettersi in gioco ed ad imparare essi stessi, ho imparato tantissime cose.
Innanzitutto ho imparato che il caffè filtro è più simile al tè, quindi più una bevanda da sorseggiare, da meditazione. È un caffè che si estrae in maniera diversa e per questo ha un sapore diverso dall’espresso, ma non per questo meno piacevole.
E se per l’espresso ci si concedono pochi minuti, con un caffè estratto con il metodo filtro, bisogna concedersi un tempo maggiore. Diversa la ritualità, e per questo, magari, è da godere in compagnia di un amico.
Cambiano tempi, temperature, a secondo del metodo che si predilige, ma la tipologia del caffè può essere la stessa.
Ovviamente deve essere un caffè pregiato, meglio se di specie Arabica.
Una variabile importante, che cambia totalmente il sapore del caffè ottenuto, è il grado di tostatura richiesto. Ovviamente meglio se tostato da non più di 3 giorni e macinato al momento.
Anche la granulometria è importantissima per ottenere un caffè perfetto, e di solito è un po’ più grossa di quella del caffè per la moka.
Anche il dosaggio deve essere quello perfetto. Di solito il rapporto è di 60 g per un litro d’acqua.
E la temperatura va dai 92°C ai 96°C.
E che dire dell’acqua? E sì, anche quella ha il suo peso nel sapore.
E poi ho assaggiato, preparato e assaggiato ad occhi chiusi le varie tipologie, e con mia grande, grandissima sorpresa, sono sempre riuscita ad capire le caratteristiche dei caffè sottoposti.
E dopo 3 giorni di intenso studio e lavoro ho ottenuto anche il mio bell’attestato!
Per chi fosse interessato ai corsi che fanno in Accademia, potete guardare qui e, a breve (metà novembre), ci sarà quello interessantissimo di Latte Art.
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